Diastasi dei retti dell’addome. Come la riconosco? La prima valutazione è l’osservazione. Guardare ma non toccare!

Il web è pieno di tutorial per l’autovalutazione della diastasi dei retti dell’addome, ma prima di avventurarsi in dubbie palpazioni dell’addome con le dita alla ricerca dell’ignoto (come vanno orientate poi queste dita? In perpendicolare?  In diagonale?), suggerisco un’osservazione superficiale secondo me molto efficace, soprattutto in fase iniziale.

Non servono altro che gli occhi.

La prima valutazione è l’osservazione

Da posizione sdraiata (anche sul letto) con le gambe “piegate”, se sollevando le spalle contraendo gli addominali, si vede apparire un “alien” (o pinna, o cresta, o rigonfiamento a forma di pallone da rubgy – chiamatelo come volete), allora è diastasi. Se al contrario si vede un avvallamento, è sempre diastasi.

Sono le due facce della stessa medaglia e sono i due sintomi visibili più comuni in assoluto.

Entrambi i casi rappresentano un campanello di allarme importante e sono il segnale evidente di un tessuto connettivo tirato, assottigliato e debole.

Proprio in virtù di questo, l’autovalutazione attraverso la palpazione, dovrebbe essere eseguita il meno possibile: andare a premere con la punta delle dita su un tessuto già rilassato non può che peggiorarne la situazione.

Farlo senza sapere cosa cercare e “sentire” è ancora peggio.

E’ doveroso anche sapere che la diastasi dei retti dell’addome:

  • Si misura in tre punti, perché non è detto che la separazione dei muscoli sia uniforme lungo tutto l’addome ed è importante capire dove sia più o meno ampia.

 

  • Si misura tenendo in considerazione sia lo spazio tra i muscoli che la profondità. Sono due dettagli che vanno annotati e controllati periodicamente durante il percorso di recupero.

 

  • Si misura attraverso il solo accenno del sollevamento della testa, perché se il capo o le spalle salgono troppo, i muscoli si “richiudono” e a quel punto la valutazione risulta falsata.

Percepire tutto questo tramite la punta delle dita e per di più rapidamente, per cercare di fare meno danni possibili, non è affatto semplice e richiede una corretta formazione oltre che una discreta esperienza sul campo.

Lasciate che a sondare il vostro addome sia un professionista valido che abbia le competenze necessarie per sapere dove e come mettere le mani. E se non riuscite a trovarne uno (cosa purtroppo frequente), rivolgetevi ad un bravo ecografista.

In poche parole, il mio consiglio suona come un vecchio adagio: guardare, ma non toccare.

Se cercavi una ragione per non provare, te ne ho trovate mille per iniziare. Una tra tutte: funziona!

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